Gaetano Mongelli
Dal dipinto al francobollo e viceversa. Note sull'Assunta e Santi di Corrado Giaquinto nella Nuova Cattedrale di Molfetta (1747)

a Mariagiovanna


L'emissione di un francobollo commemorativo nel terzo centenario dalla nascita di Corrado Giaquinto (Molfetta 1703 - Napoli 1766), non solo ribadisce la definitiva consacrazione del pittore, ma ne amplifica l'autorevolezza in termini categorici e perentori. In linea, oltretutto, con altri due francobolli stranieri che celebrano la sua arte, passando dal sacro al profano, attraverso pitture di indubbio prestigio.

Già nel 1962 le Poste Spagnole emisero una serie di francobolli centrata sui Misteri del Santo Rosario, illustrati - tra gli altri - da maestri della statura di Bartolomé Esteban Murillo (Siviglia 1618- 1682), di Pedro de Campana, nome ispanizzato di Pieter de Kempeneer (Bruxelles 1503 - 1580), Alonso Cano (Granada 1601 - 1667), El Greco (Candia 1541 - Toledo 1614).

Della stessa serie facevano parte soltanto due maestri italiani, entrambi - chi per un verso, chi per un altro - indiscussi protagonisti della cultura figurativa del Settecento: Giambattista Tiepolo che, al servizio di Carlo III, trascorse gli ultimi anni di vita a Madrid, dove morì nel 1770, e Corrado Giaquinto che (nominato «pittore di camera», direttore dell'Accademia di S. Fernando e sovrintendente ai lavori dell'Arazzeria Reale) nella Capitale spagnola fece il suo ingresso trionfale il 21 giugno 1753, operandovi per circa dieci anni fino al suo rientro a Napoli (1762).

Il pezzo riguardante Corrado rappresenta l'Orazione di Gesù nell'Orto su un fondo «bruno viola» che, nonostante la riduzione grafica, non depaupera la resa dall'originale conservato al Prado tra quelle pitture, relative alla Passio Christi, che per primo il d'Orsi indagò con impareggiabile acume (Fig. 1):
pitture condotte con tecnica rapida e compendiosa, come nei bozzetti, in cui le tipiche costruzioni oblique vengono sottolineate da fortissimi fasci di luce irreale, che scandiscono vigorosamente le figure dei protagonisti, sui mezzi toni delle figure secondarie, sulle ombre dei fondali. Ma, nonostante che le riproduzioni fotografiche possano dar l'impressione che si tratti di pitture molto contrastate, il colore vi è sempre chiaro, quasi sbiadito, come se il maestro avesse voluto esprimere il pathos della divina tragedia, oltre che con l'intensità della luce, anche con la rinunzia alla gaiezza del suo intenso cromatismo.
L'altro francobollo destinato al Giaquinto è ripreso da un «tableau» dello Szépmuvészeti Mùzeum (inv. 58. 50), raffigurante l'Allegoria della Pittura: una tela dalla sostanza serica e perlacea, che il grande pubblico ha potuto visionare in primis nella mostra Giaquinto: Capolavori dalle Corti in Europa, allestita presso il Castello Svevo di Bari nell'aprile 1993.

All'interno di una serie postale, per lo più ispirata a temi mitologici e a soggetti veterotestamentari, l'opera di Corrado fa bella mostra di sé accanto ad autori di grande forza e prestigio: dal francese Pierre Mignard


(Fig.1) Il francobollo spagnolo del valore di 2 pesetas è ripreso da una tela del Giaquinto oggi al Museo del Prado.


(Tròyes 1612 - Pàrigi 1695) a Francesco Fùrini(Fiìenze 1604 - 1649), Sebastiano Ricci (Belluno 1659 - Venezia 1734), a Luca Giordano (Napoli 1634- 1705) e così via.

Fra le altre cose, il dipinto giaquintesco (che Istvan Barkòczi dice «acquistato a un asta pubblica tenutasi a Budapest neI 1958») ha meritato la copertina del catalogo della mostra: Metamorfòsi del mito. Pittura barocca tra Napoli Genova e Venezia, curata da Mario Alberto Pavone, aperta fio al prossimo autunno (Genova, Palazzo Ducale: 22 marzo -- luglio 2003; Salerno, Pinacoteca Provinciale: 19 luglio - 19 ottobre 2003) (Fig.2)

(Fig.2) Particolare dell'Allegoria della Pittura di Budapest in copertina al catalogo Metamorfosi del Mito (Electa, Milano 2003).


Per la verità anche dalle nostre parti, sull'esempio trainante della Spagna e dell'Ungheria, non mancarono iniziative per cosi dire meritorie, quantunque non circoscritte all'ambito della sola filatelia. Benché, traendo le mosse da affondi scopertamente campanilistici, fosse proprio il "Circolo Filatelico Molfettese" nel 15° anniversario dalla sua fondazione a farsi carico di «nuove trovate per non affogare nella monotonia» l'impegno più perspicuo del sodalizio (che, comunque, restava «l'annuale sagra filatelica»), incrementando - lungo nuovi percorsi -recuperi di memoria, al solito degni di credito.

Come avvenne nel 1973 per il centenario della nascita di Gaetano Salvemini, primo tra i grandi figli di Molfetta a comparire su un francobollo della Repubblica, allorché si diede mandato allo "Stabilimento Stefano Johnson di Milano" di coniare una medaglia allo scopo di «lumeggiarne la figura di storico e scrittore politico insigne». Una commessa che precedette di soli due anni la tiratura limitatissima in argento e bronzo di «una seconda medaglia dedicata a Corrado Giaquinto», realizzata al pari della precedente dallo scultore Luigi Teruggi (Fig. 3).

(Fig.3) Il ritratto del pittore e l'Assunta e Santi sul recto e sul verso della medaglia di Luigi Teruggi (1975).

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